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Belladonna

Ultimo Aggiornamento: 16/05/2010 18:55
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12/02/2008 11:12





Belladonna (Atropa belladonna) - Famiglia Solanacee
È forse la pianta più nota, dal punto di vista farmacologico, della numerosa famiglia delle Solanacee, per il suo contenuto di “atropina”. Già il nome “belladonna” indica l’antica consuetudine femminile di instillare il succo della pianta negli occhi per ottenere uno “sguardo sognante”, molto apprezzato in altri tempi, in realtà dovuto a dilatazione pupillare e paralisi dell’accomodazione.
La belladonna cresce nella zona montana e submontana, nei boschi ombrosi delle Alpi e dell’Appennino.
È una pianta erbacea a radice rizomatosa, alta fino ad un metro e mezzo; presenta piccoli fiori caliciformi di color porporino-violaceo e bacche nere, lucide, delle dimensioni di un’amarena.
I bambini possono essere attratti dall’aspetto invitante delle grosse bacche confuse con gli appetitosi frutti del sottobosco, soprattutto con i mirtilli. Tutta la pianta, ma soprattutto le bacche, possono dare una sintomatologia tossica, comune peraltro ad altre piante della famiglia delle Solanacee, conosciuta come “sindrome anticolinergica”.
I sintomi sono condensati in una vecchia filastrocca inglese:
“caldo come una lepre” (aumento della temperatura corporea)
“cieco come un pipistrello” (dilatazione pupillare e paralisi dell’accomodazione)
“secco come un osso” (blocco della sudorazione e della salivazione)
“rosso come una barbabietola” (congestione del volto e del collo)
“matto come una gallina” (eccitazione psico-motoria, allucinazioni).



Una delle più tipiche piante utilizzate nella magia tradizionale e la belladonna, cioè l'Atropa Belladonna, una solanacea che cresce spontaneamente nelle aree montane e sub-montane. Attualmente foglie, radici e semi vengono utilizzati in medicina per produrre estratti e tinture che hanno funzioni soprattutto antispastiche e vengono indicate per l'asma, per le nevralgie. Ma fra i contenuti della belladonna esistono diversi alcaloidi, fra cui l'atropina e la josciamina, dai peculiari effetti sull'uomo. Il nome comune deriva dall'uso che se ne faceva un tempo; qualche goccia di belladonna serviva a rendere gli occhi più luminosi e più grandi, ancor oggi l'atropina viene utilizzata dagli oculisti per aumentare II diametro della pupilla, in modo da poter esaminare con più facilità il fondo della retina.

Ma l'atropina, presa a dosi molto elevate provoca effetti tutti particolari sull'uomo; il soggetto presenta fuga d'idee, irrequietezza, tremolio agli arti; in seguito compaiono forme allucinatorie acustiche e visive; e infine stanchezza e sonnolenza. A causa del suo potente e pressoché immediato effetto, le streghe, ai tempi del Sabba, per evitare gli effetti collaterali dovuti all'ingestione (nausea e vomiti) utilizzavano la belladonna sotto forma di unguento che spalmavano su tutto il corpo, permettendo cosi alla sostanza attiva di entrare in circolazione velocemente.
[Modificato da Eiler 25/02/2008 15:53]
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16/05/2010 18:55

Atropa belladonna L. - famiglia delle Solanacee

* Atropa belladonna L., belladonna


Descrizione

È una pianta erbacea, perenne, che può raggiungere il metro e mezzo d'altezza.

Il grosso fusto, eretto e ramificato, porta grandi foglie ovate di colore verde scuro.

I fiori, singoli, sbocciano da giugno ad agosto.

Si presentano con corolle campanulate, composte da 5 petali, in genere di colore bruno violetto, raramente giallo.

Il frutto, una bacca nera, rimane in parte coperto da un calice a forma di stella.

Contiene piccoli semi reniformi di colore bruno pallido.

Per giusta conoscenza, ricordiamo che talora le bacche di questa pianta sono di colore giallo.


Tossicità

Tutta la pianta è estremamente velenosa, dalle foglie che contengono atropina e iosciamina, alle radici, ricche di scopolamina, ai fiori, alle bacche, agli steli.

Contrariamente a quanto annotiamo per altre piante, l'essiccazione delle parti aeree ne aumenta la tossicità con la trasformazione della iosciamina in atropina.

Lo ripetiamo ancora una volta: poniamo grande attenzione quando ci accingiamo a raccogliere i frutti del sottobosco; 3-4 bacche di belladonna possono essere mortali anche per un adulto.


I sintomi dell'avvelenamento da belladonna sono: secchezza della gola, dilatazione della pupilla, sino alla cecità, eccitazione seguita da torpore con difficoltà respiratoria e stato d'incoscienza.

Curiosità

Si tratta di una pianta invero poco conosciuta in passato, tanto che né Plinio né altri autori antichi la nominano, pur trattando diffusamente nelle loro opere delle piante velenose.

I primi dati documentari sulla belladonna risalgono al 1500.

Altresì, si sa di usi privi di misura da parte degli erboristi del passato sia di belladonna, sia di altre essenze particolarmente tossiche, al punto che venne sentita l'esigenza di disciplinare maggiormente l'utilizzo delle specie venefiche, cioè dei così detti semplici velenosi.

Il nome belladonna pare derivi dall'uso cosmetico che ne facevano le dame del passato: l'acqua distillata di belladonna veniva utilizzata per rendere più ammaliante lo sguardo, con la dilatazione della pupilla.

Oggi, gli oculisti utilizzano le gocce di atropina, alcaloide ricavato da questa pianta, per dilatare la pupilla e procedere ad un esame più approfondito dell'occhio.

Il nome generico Atropa deriva dalla mitologia, la Parca Atropa, colei che recideva la vita, e questo a sottolineare adeguatamente l'estrema pericolosità della pianta: poche bacche uccidono un bambino, ma possono essere mortali anche per un adulto.

Nel linguaggio dei fiori, la belladonna indica il silenzio, e anche in questo caso è evidente il richiamo alla morte.

Viene anche considerata foriera di sciagure, infatti reciderla senza estirparla completamente potrebbe essere di cattivo augurio per la casa ove è nata.

D'altro canto mettere a dimora due piante di belladonna all'ingresso del giardino, ai lati del viale che conduce all'abitazione, allontana gli spiriti maligni e quindi salvaguarda l'intera famiglia che vi risiede.

Il grande poeta Eugenio Montale [Vasca da "Ossi di seppia"] richiama la belladonna con questi versi "Passò sul tremulo vetro / un riso di belladonna fiorita ..."

Le bacche possono essere confuse, dai non intenditori, con le drupe del mirtillo.

La confusione viene aumentata dal sapore dolciastro che certamente non contribuisce a considerarla una specie pericolosissima, quale è nella realtà.

Questo elemento è poi, almeno in parte, in contrasto con una credenza del passato (che si può far derivare anche da osservazioni di Linneo) secondo la quale ad un sapore e ad un odore gradevoli corrisponde un'erba buona, mentre una pianta nauseabonda è quasi certamente velenosa.

Infatti, è giusto precisare che la belladonna emana un odore certamente poco invitante, specie quando se ne strofinino le foglie.

In ogni caso, lo stesso Linneo conclude la sua opera con questo aforisma che ci deve far riflettere adeguatamente: "Nella scienza naturale le affermazioni che si propongono debbono essere confermate dalle osservazioni".

Terminiamo con una curiosità: la dorifora, insetto che infesta le coltivazioni di patate, vive e si riproduce anche sulla belladonna, cibandosene, senza subire danni da tale "banchetto".
[tratto dal sito : www.treviambiente.it/06_erbevelenose/06_belladonna.php ]

ed ancora:



Belladonna

(Atropa belladonna)

Altri nomi:

ciliegia della pazzia, solatro furioso, solatro maggiore.



Famiglia:

Solanacee.


Giacimento (Habitat):

raramente esistente, in boschi e paesaggi coltivati.


Aspetto:

Cespuglioso, fetida e vischiosa, foglie ovate. Frutti a bacca, lucidi e neri, sferici con un persistente calice a cinque lobi.

Principi attivi:

Alcaloide, principalmente atropina, josciamina, scopolamina.


Commento:

assicurarsi sempre della classificazione della pianta, viene usata come stupefacente

Pericolosità tramite:

frutto.


Principalmente mangiato:

frutto.


Periodo:

luglio-novembre.



Valutazione:

notevole pericolosità
Subito: portare rapidamente dal medico e assicurarsi della classificazione della pianta



Sintomi:

Siccità della pelle e della bocca, pupille dilatate (Midriasi), tachicardia, nausea, vomito, disturbi gastrointestinali fino all'atonia, alti stati di eccitazioni psichiche, allucinazioni, in fasi successiva turbamenti della coscienza, raramente crampi.
Sintomi d'intossicazione possono avvenire in tempo differito.



Terapia domestica:

nessuna, ma assicurarsi della classificazione della pianta.


[tratto dal sito: www.giftinfo.uni-mainz.de/gift_it/piante/Belladonna.htm ]

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